Che cosa hanno in comune il telefono del vento del giapponese Itaru Sasaki, la serie TV statunitense UPLOAD, il non più attivo Afterlife Telegrams e Radio Deejay?

In apparenza nulla, in realtà sono quattro esempi che mettono in luce il bisogno umano di continuare a parlare con i defunti, di mantenere vivo il dialogo con chi abbiamo amato e perso.

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Forse non tutti sanno che, nel 1926, a Marc Chagall fu affidato il compito di illustrare le celebri Favole di La Fontaine. L’abbiamo scoperto visitando la mostra “Chagall. Sogno e magia”, allestita a Bologna all’interno di Palazzo Albergati fino al 1° marzo 2020. 

Osservando le magnifiche illustrazioni realizzate da Chagall, non ci siamo stupiti di trovare diverse tavole dedicate al tema delle morte. Ogni favola di La Fontaine ha infatti un profondo significato morale e nasce per svelare gli aspetti più reconditi della natura umana.

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È la persona con la quale abbiamo condiviso parte della vita, che ci ha consolato quando siamo stati tristi, che ha riso con noi fino ad avere mal di pancia, che ci ha abbracciato, senza dire niente, quando ci siamo sentiti soli e spaventati. È il nostro migliore amico e la sua morte è un evento terribile, quanto perdere un genitore o un coniuge.

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Think Ahead – letteralmente Pensa in anticipo – è il nome del progetto della Irish Hospice Foundation nato per aiutare i membri del personale a discutere e a registrare i desideri dei pazienti in caso di emergenza, malattia grave o morte, cosicché tutto sia pronto all’aggravarsi della malattia o al momento della morte. 

Ma il progetto non è rimasto tra le pareti dell’hospice…

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Siamo lieti di annunciare che, a partire da febbraio 2020, riprenderanno i corsi della scuola di tanatologia fondata a Bologna dal Prof. Francesco Campione, presidente dell’Associazione Rivivere.

Attenzione! Per iscriversi ai nuovi corsi è necessario inviare una mail a info@clinicacrisi.it entro il 31/01/2020

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Ispirati da un articolo pubblicato sul sito Whatsyourgrief.com, abbiamo scelto di condividere con voi 9 idee per ricordare i vostri cari defunti, approfittando dei momenti che trascorrerete insieme alla famiglia durante le feste di Natale.

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La morte è un mistero difficile da definire a qualsiasi età. Da adulti cerchiamo di darle delle spiegazioni, per cui c’è, ad esempio, chi considera la morte come un passaggio verso un Altrove variamente connotato o verso un’altra vita, e chi invece come una luce che si spegne e resta solo il nulla.

Ma da bambini? In che modo i bambini possono comprendere la morte?

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«Parlare apertamente della morte ha alleviato molte delle ansie dei miei studenti, insieme alle mie. Studiare i modi in cui altre culture affrontano la fine della vita ci ha permesso di vedere che esiste una varietà di possibili risposte alla fragilità e alla finitudine umana, e ci ha aiutato a riconoscere che la morte è parte integrante della vita. E questa è una buona lezione per tutti noi».

Con queste parole, la Prof.ssa Anita Hannig, docente alla Brandeis University (Massachusetts, USA), sintetizza l’esperienza vissuta durante l’insegnamento al corso “Antropologia del morire e della morte”, che lei stessa ha fondato nel 2016. 

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«L’obiettivo del movimento “death positivity” è far uscire la morte dall’armadio, in modo che non sia più percepita come qualcosa di spaventoso, da ignorare e dal quale fuggire, ma diventi parte integrante delle nostre vite». 

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Ogni persona è diversa dalle altre, e ogni persona affronta la morte e il dolore in modo diverso, per cui non esistono regole universali, e precostituite, per affrontare il lutto per la perdita di una persona cara. 

Allo stesso tempo, però, ci sentiamo di condividere con voi cinque consigli, che abbiamo estrapolato per voi da un articolo pubblicato su un sito americano – whatsyourgrief.com* – quasi interamente dedicato al tema del lutto.

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