Cosa fa una Death Doula?

In questo articolo, entriamo nel merito dei compiti che una Death Doula può svolgere per chi sta morendo e per la sua famiglia.

Come dite? Non sapete chi sia una Death Doula? Non ci stupiamo affatto.

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Scrivere una lettera a una persona defunta

Perché scrivere una lettera a una persona defunta? La domanda è più che lecita, soprattutto considerato che il defunto non avrà la possibilità di leggerla o di rispondere. Allo stesso tempo, però…

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Cremazione: la preferita dagli italiani

La cremazione risulta la pratica funeraria preferita dagli italiani. Questo è quanto emerge da L’indagine sulla domanda di servizi funebri in Italia creata da Orme per l’Istituto Cattaneo.

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Gli italiani scelgono funerali religiosi

In Italia, il 93,4% dei funerali sono celebrati con una cerimonia religiosa, mentre le cerimonie laiche rimangono un’esigua minoranza.

Questo è quanto emerso dall’Indagine sulla domanda di servizi funebri in Italia creata da Orme per l’Istituto Cattaneo.

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Il nostro tempo è limitato: non sprecarlo

Da chi è vicino alla morte, o sta fronteggiando una malattia difficile, c’è una cosa che possiamo imparare: a non sprecare il tempo a nostra disposizione e a vivere la vita pienamente, sfruttando ogni secondo che ci è concesso.

Il rimpianto più comune che accomuna tutte le persone vicine alla morte è infatti di aver sprecato il tempo a disposizione, di non aver vissuto appieno la vita, perdendo attimi preziosi.

«Se potessi tornare indietro e rivivere tutto, sapendo quanto velocemente passa il tempo, avrei assaporato ogni attimo, assaggiato ogni delizioso boccone».

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E se non si morisse più?

Che cosa succederebbe se la morte si prendesse una vacanza e le persone smettessero di morire?

Nel romanzo Le intermittenze della morte, José Saramago immagina un paese in cui, dalla mezzanotte di un giorno qualsiasi, le persone smettono di morire.

Un romanzo estremamente moderno, che ci fa riflettere sul ruolo anche sociale della morte e sull’interruzione volontaria della vita.

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Il dolore che non va via

Condividiamo con voi un’interessante riflessione sul tema del “dolore che non va via”, ovvero quello che in psichiatria viene definito “lutto prolungato”.

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Donare il proprio corpo alla scienza

Approvate due anni fa dalla Commissione Affari Sociali della Camera, le “Norme in materia di disposizione del proprio corpo e dei tessuti post-mortem a fini di studio, di formazione e di ricerca scientifica“.

Queste norme regolano il modo in cui una persona può dichiarare la propria volontà di donare il proprio corpo alla scienza.

Ma cosa significa donare il proprio corpo? Devo pagare qualcosa? Come si può esprimere tale volontà? Scopriamolo insieme.

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Come mantenere i legami con i defunti

L’elaborazione di un lutto ha due facce:

  • una è l’assenza. La nostra vita va avanti e, per costruirci un nuovo equilibrio, dobbiamo lentamente abituarci alla mancanza di chi abbiamo amato e perduto.
  • una è la presenza. Resta l’amore, restano i ricordi, resta tutto quello che la persona ha significato per noi.

Anche se fa soffrire, non possiamo cancellare chi ha fatto parte della nostra vita; significherebbe lasciare un vuoto enorme non solo dentro di noi, ma anche nella nostra famiglia.

Quindi: come fare per mantenere i legami con i nostri cari defunti?

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Da aprire dopo la mia morte

Tenere in casa una cartellina con sopra scritto: “Da aprire dopo la mia morte”, con dentro tutti i documenti utili a gestire il post-mortem.

Macabro? Tutt’altro! Si tratta di un’ottima idea emersa grazie ai nostri Soci che, con grande serenità e pragmatismo, spesso ci dicono:

«Mi fa una copia del documento? Così lo metto in casa, nella cartellina “Da aprire dopo la mia morte”».

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