«Parlare apertamente della morte ha alleviato molte delle ansie dei miei studenti, insieme alle mie. Studiare i modi in cui altre culture affrontano la fine della vita ci ha permesso di vedere che esiste una varietà di possibili risposte alla fragilità e alla finitudine umana, e ci ha aiutato a riconoscere che la morte è parte integrante della vita. E questa è una buona lezione per tutti noi».

Con queste parole, la Prof.ssa Anita Hannig, docente alla Brandeis University (Massachusetts, USA), sintetizza l’esperienza vissuta durante l’insegnamento al corso “Antropologia del morire e della morte”, che lei stessa ha fondato nel 2016. 

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Nessuno ci prepara a vivere uno dei momenti più difficili e più dolorosi della nostra esistenza: restare accanto a una persona amata che sta morendo.

In molti casi ci sentiamo soli e impotenti: qualsiasi gesto sembra inutile, qualsiasi parola sembra di troppo. Smettiamo di parlare con la persona che amiamo perché non può risponderci. Smettiamo di toccarla per un vago senso di pudore, o di timore.

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Abbiamo quasi tutti la stessa tendenza: evitiamo di pensare alla nostra morte e rimandiamo a data da destinarsi tutta una serie di decisioni connesse con il morire, la morte e il post-mortem

Questo atteggiamento porta a due conseguenze:

  1. Rischiamo di vivere la fine della nostra vita come mai avremmo voluto.
  2. Ci lasciamo dietro una serie di problemi e di questioni irrisolte, che chi resta deve poi affrontare

Vediamo quindi insieme le cinque domande sulla morte che sarebbe meglio porsi finché si è in vita.

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In questo articolo riportiamo una rielaborazione dell’intervento tenuto dal Prof. Stefano Canestari in occasione del convegno “Con dignità, senza dolore”, organizzato da SO.CREM Bologna in data 12 gennaio 2019. 

La partecipazione del Prof. Canestrari ha permesso di fare chiarezza sui diritti dei pazienti e sui doveri dei medici, entrando nel merito di due leggi italiane che regolano il rifiuto e la rinuncia di cure salvavita e l’accesso a cure palliative, terapia del dolore e sedazione palliativa profonda. 

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«La sofferenza inutile è un male che dovrebbe essere evitato nelle società civili e dovrebbe essere evitato sia quando la malattia non è più guaribile sia quando la condizione clinica di disabilità è irreversibile e porta con sé dolore e umiliazione; quindi in tutte quelle condizioni di vita che sono andate al di là del limite dell’umana sopportazione».

Questo è quanto sostenuto da Maria Antonietta Farina Coscioni al convegno Con dignità, senza dolore, organizzato da SO.CREM Bologna il 12 gennaio 2019 per approfondire il tema delle cure palliative e della terapia del dolore nell’ambito del fine vita.

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A distanza di dieci anni dalla sua uscita, il romanzo Accabadora di Michela Murgia torna a far parlare di sé. L’autrice è stata infatti ospite dell’incontro “Un silenzio sbagliato – l’eutanasia tra romanzo, medicina e bioetica”, tenutosi a Bologna il 12 febbraio 2019.

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Ampiamente diffusa, e non solo nel nostro Paese, la credenza che in passato si morisse “meglio”: nel proprio letto, circondati dai propri cari che fornivano amorevole assistenza. Ma era veramente così?

A questa domanda ha dato risposta il sociologo Marzio Barbargli nel corso del convegno “Con dignità, senza dolore, organizzato a Bologna dalla nostra Associazione in data 12 gennaio 2019. 

Di seguito, il riassunto del suo intervento “Tempi, luoghi e competenze: i luoghi della cura, i luoghi della morte”

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SO.CREM Bologna è lieta di invitarvi al convegno divulgativo “Con dignità, senza dolore”, che si terrà sabato 12 gennaio 2019, dalle 9:30 alle 13:00, in Aula Giorgio Prodi, Piazza San Giovanni in Monte 2, Bologna. 

Il convegno nasce grazie alla collaborazione tra la nostra Associazione e il prof. Guido Biasco, che ha co-progettato e co-organizzato l’evento con l’intenzione di fare chiarezza sul tema delle cure palliative e della terapia del dolore nell’ambito del fine vita. 

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Se io morissi domani e i miei cari dovessero sistemare tutti gli oggetti che ho accumulato nel corso della vita; per loro sarebbe un compito facile, difficile o pressoché impossibile?

Da questa premessa nasce il libro: The Gentle Art Of Swedish Death Cleaning, scritto da Margareta Magnusson, artista nata in Svezia e laureata al Beckman’s College of Design.  

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Flight To Remember Foundation (FTR) è un’organizzazione senza scopo di lucro che ha sede a Cleveland, in Ohio, e che sta portando avanti un progetto bellissimo: usare i droni per realizzare gli ultimi desideri dei pazienti ricoverati all’interno degli hospice.

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