Quando muore una persona che conoscevamo appena, il lutto può prendere contorni più astratti, talvolta difficili da definire e da elaborare. 

Succede quando muore qualcuno che non abbiamo fatto in tempo a conoscere, oppure poteva essere un parente o un amico che, per impegni di varia natura, abbiamo frequentato meno di quanto desiderassimo

In questi casi potreste provare una moltitudine di sentimenti e potreste sentirvi non legittimati a esternarli, rendendo l’elaborazione della perdita più complessa.

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Quando ci troviamo di fronte a una persona che soffre per un lutto, spesso non sappiamo che cosa dire o che cosa fare e, talvolta, finiamo per dire la cosa sbagliata.

Abbiamo dedicato diversi articoli al tema del lutto, condividendo consigli su che cosa dire e su come comportarsi e su come esprimere le proprie condoglianze.

In questo caso, invece, proponiamo una serie di frasi che sarebbe meglio non dire a qualcuno che soffre per la morte di una persona cara.

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Leggendo l’articolo pubblicato da John Pavlovitz, un pastore americano di fede cristiana noto per i suoi scritti sociali e politici, abbiamo subito pensato che stava esprimendo un concetto estremamente semplice, eppure sono così poche le persone che considerano il lutto nella sua prospettiva.

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All’interno dello staff della Ballard-Durand Funeral & Cremation Services, un’agenzia di onoranze funebri con sede a New York, si è aggiunto di recente un elemento molto speciale: Lulu, un cane da terapia addestrato per offrire conforto alle famiglie in lutto.

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Pubblicato nel 2015, L’invenzione della madre, scritto da Marco Peano, è un romanzo breve che racconta la malattia, la morte e il lutto con grande sensibilità, senza scivolare nell’autocommiserazione o nel sentimentalismo.

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Oggigiorno, le produzioni cinematografiche e televisive lasciano ampio spazio al tema della morte, talvolta con grande sensibilità e profondità d’indagine, esplorando anche un’aspetto spesso trascurato: l’elaborazione del lutto

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Il primo anno senza una persona cara è spesso il più difficile, ed è ancora più difficile durante il periodo delle festività natalizie, quando ci si può sentire quasi in dovere di essere felici. 

Nell’affrontare il dolore di una perdita, però, è giusto sentirsi tristi, confusi, arrabbiati, persi, soli. Ed è giusto anche sentire di nuovo gioia e felicità, senza sensi di colpa. 

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Nel 1996, Klass, Silverman e Nickman gettarono luce su un importante concetto di lutto nel libro Continuing Bonds: New Understandings of Grief.

Il loro lavoro mette in discussione i modelli lineari dell’elaborazione del lutto, che dovrebbero condurre a un percorso che prevede: accettazione della perdita, distacco e nuova vita, e che etichettano come “patologico” il mantenimento di un legame continuato con i propri cari defunti.

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Fare le condoglianze non è mai semplice, soprattutto quando chi soffre per un lutto è un caro amico. In queste circostanze, fatichiamo a trovare le parole perché è difficile confrontarsi con il dolore di una persona alla quale vogliamo molto bene e, più in generale, con il vuoto che la morte lascia sempre dietro di sé. 

La verità è che non esistono frasi giuste o sbagliate in assoluto, però possiamo darvi alcuni suggerimenti su che cosa potreste dire a un amico che sta soffrendo per la morte di una persona cara.  

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Ci sono momenti della vita in cui vorremmo esprimere le nostre emozioni, ma per una ragione o per l’altra, non riusciamo – o non vogliamo – parlarne. E allora, perché dovremmo forzarci a parlare, se siamo senza parole? 

Quando affrontiamo il dolore di una perdita, parlare non è l’unico modo sano per elaborare il lutto. La gestione silenziosa non è per forza sinonimo di ritiro o isolamento; ognuno di noi dovrebbe essere libero di trovare il veicolo che meglio ci permette di esprimere il dolore, come ad esempio la scrittura, la lettura, il disegno, la fotografia

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