Come affrontare il lutto da Coronavirus? Come comprendere quello che è successo e che ci sta succedendo? Come affrontare il senso di morte, di perdita e di smarrimento che questo periodo di emergenza sanitaria porta con sé? 

A queste domande risponde il corso online gratuito “La condivisione sociale del lutto da Coronavirus”, organizzato nell’ambito della Scuola Capitale Sociale, che ha inizio il 12 settembre dalle 9.30 alle 13.30 e avrà una durata complessiva di 10 ore diluite in 4 settimane.

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Che cosa hanno in comune il telefono del vento del giapponese Itaru Sasaki, la serie TV statunitense UPLOAD, il non più attivo Afterlife Telegrams e Radio Deejay?

In apparenza nulla, in realtà sono quattro esempi che mettono in luce il bisogno umano di continuare a parlare con i defunti, di mantenere vivo il dialogo con chi abbiamo amato e perso.

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Il perdurare dell’emergenza sanitaria, sia pure con una maggiore possibilità di movimento rispetto alla necessaria chiusura iniziale, ci mette di fronte alla difficoltà di non poter stare accanto a famigliari e amici che soffrono: un amico che ha subito un lutto, un famigliare che viene ricoverato in ospedale o che vive isolato in una residenza per anziani. 

Il fatto di non poter essere presenti fisicamente non deve però farci dimenticare che possiamo comunque offrire la nostra presenza emotiva. Rispetto anche solo a una decina di anni fa, oggi la tecnologia ci agevola notevolmente nel poter dimostrare agli altri la nostra vicinanza, anche senza esserci di persona. 

Di seguito proponiamo quindi sette esempi per portare amore e conforto a chi soffre, sia pur mantenendo le distanze:

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In questi mesi del tutto fuori dall’ordinario, nei quali le persone vivono e muoiono isolate, nei quali sono sospese le visite a chi soffre ed è malato, nei quali sono cancellati i funerali e i cimiteri sono chiusi, ci siamo chiesti: cosa si possa fare per dare sollievo a chi soffre per un lutto?

La risposta a questa domanda è arrivata su due fronti:

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In questo periodo di quarantena, non dovremmo vergognarci di chiedere aiuto se ne sentiamo il bisogno. Non siamo abituati a vivere isolati gli uni dagli altri, oltretutto assediati dal timore della morte che è entrata di prepotenza nel nostro ritmo quotidiano.

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È la persona con la quale abbiamo condiviso parte della vita, che ci ha consolato quando siamo stati tristi, che ha riso con noi fino ad avere mal di pancia, che ci ha abbracciato, senza dire niente, quando ci siamo sentiti soli e spaventati. È il nostro migliore amico e la sua morte è un evento terribile, quanto perdere un genitore o un coniuge.

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Ogni persona è diversa dalle altre, e ogni persona affronta la morte e il dolore in modo diverso, per cui non esistono regole universali, e precostituite, per affrontare il lutto per la perdita di una persona cara. 

Allo stesso tempo, però, ci sentiamo di condividere con voi cinque consigli, che abbiamo estrapolato per voi da un articolo pubblicato su un sito americano – whatsyourgrief.com* – quasi interamente dedicato al tema del lutto.

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Una bellissima iniziativa, che ci sentiamo di condividere, quella di Experience Camps, associazione senza scopo di lucro, con sede nel Connecticut (USA), che gestisce campi estivi dedicati ai bambini in lutto per la morte di un familiare o di una persona cara.

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La fedeltà di un cane non muore mai e le sei storie che abbiamo raccolto in questo articolo lo dimostrano. 

Sono storie vere, accadute in varie parti del mondo: dal Giappone all’Italia passando per gli Stati Uniti e la Scozia. Sono storie di grandissima fedeltà, di amore incondizionato, di un rapporto che perdura anche dopo la morte.

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La sofferenza per la morte del proprio animale domestico talvolta si rivela uguale, se non maggiore, a quello che proviamo per la morte di un famigliare.

Eppure, il lutto per la morte di un animale d’affezione è ancora poco riconosciuto e spesso ci sentiamo dire frasi come: “Ma stai ancora male per il cane?! Non è normale che soffri così! È morto da un mese!”.

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