Siamo lieti di annunciare che, a partire da febbraio 2020, riprenderanno i corsi della scuola di tanatologia fondata a Bologna dal Prof. Francesco Campione, presidente dell’Associazione Rivivere.
Attenzione! Per iscriversi ai nuovi corsi è necessario inviare una mail a info@clinicacrisi.itentro il 31/01/2020.
In Svezia, nelle grandi città, una persona deceduta su dieci viene trasferita direttamente dal letto di morte all’impianto per la cremazione, mentre le ceneri vengono disperse in maniera indistinta da personale addetto.
Si tratta di una tendenza che è passata da meno del 2% all’8% solo negli ultimi 10 anni, almeno secondo i dati riportati dalla Swedish Funeral Home Association, che ha condotto una ricerca e ne ha condiviso i risultati.
Ispirati da un articolo pubblicato sul sito Whatsyourgrief.com, abbiamo scelto di condividere con voi 9 idee per ricordare i vostri cari defunti, approfittando dei momenti che trascorrerete insieme alla famiglia durante le feste di Natale.
Pensiamo sempre alle festività natalizie come a un’occasione per trascorrere più tempo con la famiglia e con le persone che amiamo, ma chi è solo?
Per molte persone trascorrere il Natale da soli non è una scelta, non è qualcosa che non vedono l’ora di fare e può essere molto difficile arrivare fino alla fine delle festività.
La morte è un mistero difficile da definire a qualsiasi età. Da adulti cerchiamo di darle delle spiegazioni, per cui c’è, ad esempio, chi considera la morte come un passaggio verso un Altrove variamente connotato o verso un’altra vita, e chi invece come una luce che si spegne e resta solo il nulla.
Ma da bambini? In che modo i bambini possono comprendere la morte?
Secondo uno studio condotto da Coop Funeralcare UK, uno dei maggiori fornitori di servizi funebri del Regno Unito, la cremazione è ormai diventata parte integrante della tradizione funeraria.
Quattro funerali su cinque prevedono la cremazione del defunto e le statistiche indicano che questa pratica ha ormai superato la sepoltura.
«Parlare apertamente della morte ha alleviato molte delle ansie dei miei studenti, insieme alle mie. Studiare i modi in cui altre culture affrontano la fine della vita ci ha permesso di vedere che esiste una varietà di possibili risposte alla fragilità e alla finitudine umana, e ci ha aiutato a riconoscere che la morte è parte integrante della vita. E questa è una buona lezione per tutti noi».
Con queste parole, la Prof.ssa Anita Hannig, docente alla Brandeis University (Massachusetts, USA), sintetizza l’esperienza vissuta durante l’insegnamento al corso “Antropologia del morire e della morte”, che lei stessa ha fondato nel 2016.
“Dopo la mia morte, il mio corpo sarà cremato anche se i miei parenti vivono lontani?”
Anche questa, come molte altre, è una domanda che ci viene posta spesso. E anche in questo caso, per dare una risposta corretta ed esauriente, è necessario distinguere tra due casi differenti.
«L’obiettivo del movimento “death positivity” è far uscire la morte dall’armadio, in modo che non sia più percepita come qualcosa di spaventoso, da ignorare e dal quale fuggire, ma diventi parte integrante delle nostre vite».