A San Matteo della Decima, in provincia di Bologna, sopravvive ancora un’antica tradizione: quella dei Roghi delle Befane.
Al calar della sera del 5 gennaio, grandi fantocci di oltre 10 metri fatti di paglia pressata o altri materiali combustibili vengono bruciati in mezzo alla campagna, davanti a un pubblico che grida “A brùsa la Vècia!” (Brucia la Vecchia).
Le origini della Befana sono legate alle tradizioni agrarie pagane relative all’anno trascorso. Dopo il 6 gennaio, infatti, il contadino cominciava una nuova semina, sperando in un nuovo prosperoso raccolto (da questa usanza nasce anche il detto “l’Epifania tutte le feste porta via”).
Come abbiamo già avuto modo di specificare nell’articolo La tradizione del Vecchione tra cremazione e purificazione, in queste tradizioni contadine il fuoco assume il significato di forza purificatrice e rigenerativa, che permette di lasciare spazio a un nuovo ciclo vitale.
La cremazione stessa può assumere questo stesso significato: bruciare un corpo può significare anche liberarlo, purificarlo, ricondurlo a un unico elemento “base”: la cenere.