Intervista di Alice Spiga, direttrice SO.CREM Bologna a Luca Martini, autore del libro Il corpo della medusa: un romanzo sulla morte che affronta il tema in modo diretto, onesto, intelligente e ironico. Da leggere.
«Nonno, da quando ti conosco parli solo di quello. Ho undici anni e non mi ricordo una sola giornata senza un tuo discorso su funerali, morte o tombe».
«Perché è il tema fondamentale della vita. Il prossimo anno compirò ottant’anni e venderò l’azienda […] così anche io, senza troppi impegni, avrò il tempo per preparami all’evento come si deve».
Questo breve scambio di battute è tratto dal romanzo Il corpo della medusa, scritto da Luca Martini. Ho conosciuto l’autore di questo libro per un curioso caso del destino. Sono andata alla presentazione del suo libro senza sapere nulla di lui e nulla del suo romanzo.
Già dopo pochi minuti, mi sono resa conto che si trattava di un romanzo sulla morte, di un romanzo intelligente sulla morte, che affronta questo tema in modo diretto, senza tutti quei fastidiosi eufemismi che oggi vanno tanto di moda.
«Dunque, al momento della sua… insomma… dipartita».
«Morte, signorina, si dice morte, chiamiamo le cose con il proprio nome. Non ne avrà mica paura? Proprio lei che ci lavora e prospera grazie alla morte…».
«Le confesso che, nonostante sia qui [in un’agenzia funebre, ndr] da tre anni abbondanti, non ci ho ancora fatto l’abitudine».
L’impressione di schiettezza che ho avuto ascoltando l’autore parlare del suo libro è stata confermata dalla lettura del suo testo: la morte è il cuore pulsante della storia, scritta con una penna che cambia più volte registro, passando dal serio al faceto, dall’ironia a pensieri agrodolci sulla finitudine umana.
«[Nonno] diceva sempre che la morte è dentro di noi, che non riguarda gli altri e non è fuori, tra le cose. La morte ci accompagna, sempre. E si muore tante volte, non soltanto una. Si muore ogni volta che qualcuno ti delude e ti fa del male».
Dopo la presentazione e dopo aver letto il libro, ho contattato Luca Martini, che è stato molto disponibile nei confronti miei e della nostra Associazione e ha accettato di rispondere ad alcune domande, così da approfondire e farvi scoprire il suo romanzo.
Intervista a Luca Martini, autore de Il corpo della medusa.
- Il tuo è un libro che racconta la morte in modo diretto, onesto, senza eufemismi, anche con una sana dose di ironia; perché hai scelto proprio la morte come tema cardine del tuo romanzo?
Credo che la morte sia il tema dei temi. Come l’amore, la morte fa parte di tutta la narrativa di ogni tempo, non esiste scrittore che non ne sia in qualche modo affascinato e che non inserisca il tema della fine nei propri scritti.
Inoltre, ho voluto cercare di sdoganare questo tema, che non si può mai trattare in modo leggero, di cui non si può far cenno ai bambini, che rimane sempre un tabù, qualcosa da nascondere.
Come dice Amedeo, uno dei protagonisti del mio romanzo, la morte, in fondo, è importante quanto la vita, e parlarne anche in modo ironico e leggero può aiutare ad essere preparati senza drammatizzare troppo.
- Il personaggio di Amedeo, con la sua ossessione per la morte e la ferrea volontà di arrivare preparato all’ultimo saluto, è certamente un personaggio iconico e originale; dove hai tratto ispirazione per la sua creazione?
L’ispirazione è venuta nel tempo e grazie a tre elementi. Il primo viene dal film Io e Annie, in cui il protagonista, Alvy Singer, interpretato da Woody Allen, afferma di comprare soltanto libri che abbiano la parola morte del titolo.
Poi la notizia che lessi poco dopo, quella di un uomo che aveva raccolto oltre 10.000 incisioni di messe da requiem, praticamente tutte quelle in commercio (le messe scritte nei secoli sono oltre 2.000).
Infine, la campagna pubblicitaria dissacrante che negli ultimi anni ha messo in atto Taffo, che ha dato una versione irriverente e ironica, anche grottesca, delle pompe funebri e dei funerali.
Da queste suggestioni è nata l’idea di un personaggio come Amedeo, ossessionato in maniera ironica e divertita dalla morte e da tutto il suo contorno.
- A un certo punto del romanzo, la morte come “tappa naturale della vita” lascia il posto alla morte violenta. Perché questo cambio di registro? Nasce dalla volontà di rappresentare tutte le facce della morte?
La morte violenta di uno dei personaggi è forse il momento di acme massimo del romanzo, quello zenith narrativo che mi serviva per raccontare una storia di redenzione, di illusione e di rivalsa.
Poi certo, parlare di morte sotto ogni punto di vista è stato un completamento della narrazione, ma senza quell’episodio di morte violenta in una piscina di una casa miliardaria la storia non avrebbe avuto lo sviluppo che desideravo.
- Nel corso del romanzo, uno dei tuoi personaggi si chiede: «Quand’è che si può dire di aver raggiunto l’età giusta per morire?». È una domanda interessante: per te esiste il “momento giusto” per morire? Sia in relazione alla tua morte, sia alla morte di chi è caro.
Non credo esista oggettivamente un momento giusto per morire. Esiste un momento, forse, soggettivo, quando la stanchezza prende il posto della gioia, e allora andarsene risulta più facile di restare. Detto questo, la vita prende strade a noi ignote, e decide spesso per noi.
- Anche il successo, così come viene delineato nel tuo romanzo, rappresenta in un certo senso un “processo di morte”: il protagonista si rende infatti conto che deve uccidere una parte di sé se vuole arrivare al successo e mantenerlo. È davvero così? Per arrivare al successo si deve uccidere, almeno una parte, di quello che siamo?
Non è sempre così, ma spesso lo è, soprattutto in un ambiente tendenzialmente falso e malato come quello della televisione commerciale. Mi interessava dare una risposta all’antico quesito: cosa saresti disposto a fare pur di avere successo?
E mi interessava raccontare l’avventura di un provinciale che raggiunge Milano, la mecca della televisione commerciale. Un ragazzo ingenuo di 25 anni, ambizioso e deciso, che dovrà fare un patto col diavolo per cavalcare il successo.
Ma a quale prezzo? Ed è da questa risposta che parte la seconda parte del romanzo, una sorta di noir interiore e psicologico che si dipana attraverso le pieghe della redenzione e della riscoperta di valori che aveva dimenticato.
Visto da vicino
Luca Martini
Nato nel 1971, è uno scrittore bolognese presente in numerose antologie e riviste letterarie. Ha pubblicato tre romanzi: Il corpo della medusa, Mio padre era comunista e Il tuo cuore è una scopa. Teniamo anche a segnalare che ha raccolto e curato la raccolta collettiva di memorie Il nostro due agosto (nero): 44 racconti sulla strage di Bologna.
Il libro in breve
Il corpo della medusa
di Luca Martini
edito da rfb – readerforblind
Data di pubblicazione: 17 febbraio 2023
Pagine: 248
Per approfondire
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