«Non riuscivo a venire a patti con il fatto che mia nonna non fosse più parte del mondo che mi circondava. Ho lottato con il concetto di morte e l’emozione astratta che chiamiamo dolore e ho trovato la pace solo quando sono tornata in Italia per disperdere le sue ceneri.
«Ho camminato con la mia famiglia vero il posto preferito di nonna, in montagna, non lontano da Cossato, la città nel nord-ovest dell’Italia in cui era cresciuta.
«Sentivo le sue ceneri pesanti tra le mani. Le ho buttate lontano, in aria, e si sono posate su tutto il prato e in parte anche su di me. Mia madre, mio fratello e mia zia hanno fatto lo stesso, ancora e ancora.
«Mesi dopo, mia madre mi ha mandato una fotografia di quel campo. Era completamente ricoperto di fiori».
Questo scrive Gaia Squarci, fotografa italiana residente a New York che ha documentato l’ultimo mese della nonna malata di cancro in un toccante reportage fotografico fatto di piccoli istanti condivisi.
Il momento della dispersione delle ceneri assume, nel suo racconto, i tratti di un rituale che permette alla famiglia di riportare la nonna nel luogo in cui è cresciuta e allo stesso tempo di trascorrere con lei un ultimo giorno, con la cenere, indomabile e imprevedibile nel vento, che ricopre tutto, persone comprese.
Quella stessa cenere che, nel corso dei mesi, è diventata parte del nutrimento utile alla nascita di una nuova vita: i fiori.