In Italia, circa 6 anziani su 10 riferiscono che, nel corso della vita, un medico ha diagnosticato loro una o più patologie croniche e croniche progressive. Lo dimostrano i dati raccolti nel biennio 2016-2017 dalla Sorveglianza Passi d’Argento di Epicentro.
Perché ne soffriamo? Che cosa comporta sulla nostra salute? A queste e altre domande ha dato risposta il Dr. Oscar Corli nel corso del convegno Con dignità, senza dolore, organizzato da SO.CREM Bologna il 12 gennaio 2019.
«Negli ultimi anni, la sopravvivenza media della nostra popolazione è aumentata di circa 12 anni. Solo negli ultimi cinquant’anni, infatti, si è passati da una durata media della vita di circa 70 anni a oltre 80.
«Il merito di questa “lunga-sopravvivenza” è certamente della scienza medica che ha compiuto passi da gigante nella cura delle patologie acute, per cui oggi è molto raro morire di polmonite o a seguito di un trauma o per problemi post-operatori.
«In compenso, però, sono in forte aumento le malattie croniche: arrivati a una certa età, si cominciano ad avere problemi reumatici, si soffre di diabete, si hanno problemi di cuore e respiratori; uno studio recente ha dimostrato che i pazienti attorno agli 80 anni, ricoverati nelle medicine interne italiane, soffrono contemporaneamente di 5/6 malattie croniche.
Quindi ci troviamo di fronte a un paradosso: la quantità di vita aumentata, ma la qualità di vita probabilmente no?
«Esatto, se guardiamo alle malattie croniche progressive, quindi:
- cancro
- malattie cardiovascolari croniche
- malattie respiratorie
- malattie neurologiche – sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, Parkinson, Ictus (con tutti i residuati clinici che si lascia dietro)
- le demenze
- il diabete mellito
- i problemi nel funzionamento degli organi – in Italia abbiamo il record negativo di avere il maggior numero (quasi 3000 del 2017) di morti per problemi di insufficienza epatica in Europa,
«da un punto di vista clinico, senza distinguere l’una dall’altra, si possono osservare condizioni peggiorative che vanno a gravare sulla salute delle persone che ne soffrono:
- Una minore autonomia: capacità di muoversi e di agire da soli progressivamente perdute, quindi un maggior bisogno di aiuto dagli altri, ma anche di cure e di assistenza.
- I sintomi principali di queste patologie sono sia fisici sia psichici: dolore, depressione, ansia, stati confusionali, mancanza di forze, dispnea (difficoltà a respirare, fame d’aria), insonnia, disturbi del sonno, nausea, stitichezza oppure diarrea, mancanza di appetito, anoressia».
Oggi si rivela quindi quantomai importante poter applicare la terapia del dolore e le cure palliative non solo per alleviare il dolore provocato dal cancro, ma anche per tenere sotto controllo i sintomi che le persone affette da malattie croniche patiscono, garantendo una “lunga sopravvivenza” degna di essere vissuta.
Proprio a tal fine, di recente è stato pubblicato un documento per lo sviluppo delle cure palliative nelle malattie neurologiche di tipo cronico-degenerativo, creato a due mani dalla Società Italiana Cure Palliative (SICP) e dalla Società Italiana di Neurologia (SIN).
Un grande passo in avanti verso un auspicabile ampliamento dei confini delle cure palliative.
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