Nel corso della passata primavera, un amico della nostra Associazione – Massimo Righi – si è recato in visita alle necropoli etrusche di Cerveteri e Tarquinia ed è tornato con un ricco bagaglio di fotografie, informazioni e impressioni personali su questi luoghi che, dal 2004, sono entrati a far parte dei siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Per darvi l’idea dell’importanza di queste città della morte, si pensi che le tombe – sia quelle dipinte dei nobili sia quelle più semplici – sono le uniche testimonianze della vita quotidiana, delle cerimonie e delle capacità artistiche del popolo etrusco.
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1. La necropoli etrusca della Banditaccia – Cerveteri (Roma)
Le tombe del vasto sito archeologico di Cerveteri, che si snoda per oltre due chilometri e occupa una superficie complessiva di 400 ettari, sono migliaia e sono organizzate secondo un piano urbanistico simile a quello di una città, con case, strade, quartieri e piazze.
La tipologia delle tombe varia sia in relazione al periodo storico sia allo stato sociale della famiglia che le aveva fatte realizzare: le tombe più antiche risalgono al periodo villanoviano (dal IX secolo a.C. all’VIII secolo a.C.) e hanno una forma a pozzetto, dove venivano custodite le ceneri del defunto, oppure a fossa, dove venivano sepolti i corpi.
Le tombe appartenute alle famiglie più ricche si riconoscono perché vi sono stati ritrovati vasellame in metallo prezioso, oreficerie, vasi figurati: oggetti provenienti dal Vicino Oriente e dalla Grecia e oggi conservati in differenti musei romani.
Di grande suggestione l’interno di alcune tombe che, perfettamente conservatesi, mostrano ancora porte e finestre sagomate, colonne e pilastri, soffitti a travicelli e a cassettoni, letti funebri; «Sembra di entrare all’interno di una casa, più che in una tomba», ha riportato Massimo tornato dal viaggio.
E, in effetti, l’impressione è quella corretta: le tombe monumentali, entro tumulo, sono state scavate e costruite nel tufo ricreando proprio la forma delle abitazioni in cui gli etruschi vivevano. Per le famiglie aristocratiche erano un modo per testimoniare la loro ricchezza e di perpetuare il loro stile di vita anche nell’Aldilà.
«Sono testimonianze importanti – continua Massimo – perché hanno permesso di ricostruire la vita quotidiana e le usanze di un popolo, gli etruschi, che è del tutto scomparso».
Da segnalare: la Tomba dei Rilievi (IV secolo a.C.), che mantiene ancora intatti gli affreschi sulle colonne e sulle pareti.
«È la più suggestiva tra tutte le tombe del sito archeologico di Cerveteri – conclude Massimo. – Si accede tramite una lunga scalinata, scavata nella roccia, e si arriva a una grande sala ancora riccamente decorata. Bellissima».
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2. La necropoli etrusca dei Monterozzi – Tarquinia (Viterbo)
A una cinquantina di chilometri dal sito archeologico di Cerveteri, si trova la necropoli Monterozzi: oltre 6.000 tombe etrusche sotterranee, scavate nella roccia e sormontate da tumuli, dislocate lungo un percorso di circa 6 km.
All’interno del sito, ben 200 tombe sono tutt’ora decorate con affreschi rappresentando il più ampio ciclo pittorico di arte etrusca giunto fino ai giorni nostri.
Le tombe dipinte sono il simbolo dell’elevato rango sociale, della ricchezza e del potere dei defunti: «Si tratta di sepolture principesche – ci racconta Massimo – realizzate su un imponente basamento e ricoperte da tumuli di terra svettanti verso il cielo.
«All’interno si aprono grandi camere decorate con scene di caccia, pesca, danza e sport. Un tempo contenevano anche ricchi corredi funerari, purtroppo in gran parte saccheggiati.
«Anche in questo caso, la sensazione predominante è di entrare in una casa: in un luogo di congiunzione tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti.»
Tra tutte le tombe visitate, quella che maggiormente ha catturato l’attenzione di Massimo è la Tomba dei giocolieri.
«Mai mi sarei aspettato – conclude Massimo – di trovare una simile rappresentazione all’interno di una tomba. Sulle pareti, infatti, sono rappresentati i “giochi” in onore del defunto, con acrobati, equilibristi, suonatori, danzatrici. Mi ha fatto riflettere su quanto siano diversi, oggi, i funerali».
In altre tombe, invece, compare una raffigurazione classica degli etruschi: il banchetto in onore dei defunti, con figure semi-sdraiate su letti triclinari, giovani servitori nudi, danzatori e musici. Una vera e propria festa funebre.
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Foto di Massimo Righi
Testo di Alice Spiga, direttrice di SO.CREM Bologna