«La meditazione, quando si integra con i trattamenti farmacologici e psicologici tradizionali, concorre efficacemente al successo del trattamento del dolore».
Su questo aspetto si è focalizzato l’intervento del Prof. Gioacchino Pagliaro* al convegno Con dignità, senza dolore, organizzato da SO.CREM Bologna in data 12 gennaio 2019.
«Prima di tutto – ha esordito il Prof. Pagliaro – come già aveva evidenziato il noto ricercatore David Spiegel, nel dolore c’è una componente psicologica importante, che è stata messa in luce dalla letteratura scientifica negli ultimi quarant’anni e che oggi trova espressione nella sempre maggiore collaborazione tra chi si occupa di cure palliative e gli psicologi.
Nel dolore sono presenti sia le emozioni, che giocano un ruolo particolarmente delicato e importante – le preoccupazioni, l’apprensione, la rabbia, la tristezza, la paura – sia componenti e reazioni di tipo psicopatologico: ansia, depressione, psicosomatosi, nevrosi».
In che modo la psicologia può contribuire ad alleviare il dolore?
«Intervenendo su tre aspetti estremamente importanti:
- L’azione a livello muscolare, dove c’è dolore c’è una situazione di contrazione e quindi di non funzionalità corretta del muscolo, che va rilassato e disteso.
- La gestione delle singole psicopatologie, agendo con psicoterapie brevi sulla depressione, sull’ansia, sulla nevrosi.
- Addestrando il paziente a familiarizzare con alcune pratiche di distrazione dal dolore, che possono infondere un senso di padronanza nella gestione del dolore stesso».
E la meditazione? In che modo concorre al trattamento del dolore?
«La meditazione nasce, ed è ancora, una pratica spirituale, ma nelle medicine orientali è anche una pratica terapeutica molto importante, integrata nei trattamenti medici.
Indipendentemente dalla tradizione da cui proviene, essa presenta due aspetti di grande rilevanza nel trattamento del dolore:
- L’allenamento di quella che viene definita “presenza mentale”, che ha l’obiettivo di placare e di acquietare la mente.
- Lo sviluppo della consapevolezza, che ha un significato molto più ampio della semplice coscienza.
In particolare, sono molteplici gli studi effettuati a dimostrazione del valore delle pratiche meditative Mindfulness** nel controllo del dolore.
Si pensi che questi studi, l’ultimo dei quali risale al 2015, hanno evidenziato una maggiore produzione di endorfine, serotonina e addirittura di ossitocina, ovvero ormoni che infondono un senso di benessere e di piacere.
Nel trattamento del dolore, la Mindfulness (e la meditazione in generale) si rivela efficace in quanto:
- riduce la tensione muscolare
- distoglie l’attenzione dal dolore
- svolge una funzione antalgica
- agisce sulla depressione
- predispone a un atteggiamento migliore nei confronti delle terapie farmacologiche.
Tutto questo, ovviamente, se il paziente riesce ad essere costante nella pratica».
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Note al testo
*Gioacchino Pagliaro è psicologo e psicoterapeuta, Direttore dell’U.O.C. di Psicologia Clinica Ospedaliera dell’AUSL di Bologna. È riconosciuto come il primo ad aver introdotto nel SSN l’applicazione della meditazione in ambito medico-oncologico.
**La Mindfulness è una pratica di meditazione “mente-corpo” (come lo yoga, il Tai Chi o il Chi Kung), che abbiamo avuto modo di approfondire nell’articolo Ritrovare la serenità dopo un lutto grazie alla Mindfulness