«La maggioranza delle persone se n’è accorta a malapena, ma la cremazione oggi rappresenta una straordinaria rivoluzione storica e culturale», questo è quanto dichiarato da Philip Jenkins nel suo recente articolo su Patheos*.
Illustre professore di storia dell’Institute for Studies of Religion alla Baylor University, in Texas (USA), analizza l’evoluzione della cremazione, sottolineando che essa è passata da “pratica mostruosa e selvaggia” a una scelta “completamente normale, approvata e persino preferita”.
«Dal tempo della conversione nel IV e VI secolo – scrive il Prof. Jenkins – fino a tempi tutto sommato moderni, la cremazione non era assolutamente un’opzione, anzi era severamente vietata dalla legge. Si pensi che, in Inghilterra, la cremazione era equiparata allo smaltimento illegale di cadavere, o all’abuso di cadavere, e si è iniziati a proporla solo a partire dalla fine dell’800.
Due erano gli ostacoli principali alla liberalizzazione della cremazione:
- Il fuoco. Nel pensiero tradizionale, l’elemento del fuoco era associato alla dannazione e all’inferno. Quell’immagine è rimasta forte nel pensiero e nella cultura popolare fino al ventesimo secolo
- Il corpo. Considerato il tempio vivente di Dio, lo strumento della virtù celeste, santificato così spesso dai sacramenti, era considerato sconveniente che il corpo umano venisse bruciato, trasformandosi in cenere e quindi diventando “indisponibile”.
«È stata necessaria – continua il Prof. Jenkins – una lunga e profonda trasformazione per tracciare la distinzione critica tra il fuoco come punizione e il fuoco come purificazione, per rendere “accettabile” la dissoluzione del corpo in cenere.
«In quanti si sono resi conto che si è trattata di una vera e propria rivoluzione? Quante persone sanno che solo a partire dal 1966 al clero cattolico è permesso di officiare alle cremazioni e che, sempre in quegli anni, solo il 4% degli americani veniva cremato e che, oggi, l’America ha raggiunto il 53%, superando le altre forme di sepoltura?»
Differenze territoriali
Interessante, infine, un dato che lo storico americano ci fa notare. Il Prof. Jenkins afferma che: «Esiste ancora una sostanziale divisione regionale, che ha una certa correlazione con i gradi di religiosità e di pratica religiosa: i meridionali sono ancora più riluttanti alla cremazione rispetto agli occidentali».
Non possiamo fare a meno di notare che tale differenza esiste anche tra Nord e Sud Italia e che è certamente da mettere in correlazione con una laicità che caratterizza più il Nord che il Sud.
I colombari
Alla luce di tutti questi dati, il Prof. Jenkins trova stupefacente un fenomeno che non si è diffuso in Italia: la creazione di colombari all’interno di chiese e parrocchie. «Considerato l’ostracismo che la Chiesa ha nutrito verso la cremazione – afferma – trovo incredibile che negli edifici religiosi vengano riservati spazi e nicchie alla conservazione delle urne cinerarie».
Lo storico documenta che, in America, i colombari sono presenti sin dal 2002, «quando l’arcidiocesi cattolica romana di Los Angeles inaugurò la nuova Cattedrale di Nostra Signora degli Angeli, che già comprendeva un colombario».