Che cosa succederebbe se la morte si prendesse una vacanza e le persone smettessero di morire?
Nel romanzo Le intermittenze della morte, José Saramago immagina un paese in cui, dalla mezzanotte di un giorno qualsiasi, le persone smettono di morire.
Un romanzo estremamente moderno, che ci fa riflettere sul ruolo anche sociale della morte e sull’interruzione volontaria della vita.
Chi stava morendo, per malattia o per vecchiaia o per incidente, si ritrova in uno stato di “vita sospesa” o di “morte ferma”: un non luogo tra la vita e la morte, senza poter vivere, senza poter morire.
L’assenza della morte crea subito immensi disagi: tutto il comparto funebre ci ritrova senza lavoro e rischia di fallire.
Gli ospedali, le case di cura e per gli anziani, senza il naturale ciclo di vivi e di morti, si ritrovano invece strapieni, congestionati di pazienti e di moribondi.
I non vivi – non potendo più stare nei ricoveri – vengono rimandati a casa, dove finiscono per occupare spazi di vita che non gli competono più.
«Agli otto uomini seduti intorno al tavolo era stato affidato il compito di riflettere sulle conseguenze di un futuro senza morte e di costruire, partendo dai dati del presente, una previsione plausibile delle nuove questioni con cui la società si sarebbe dovuta confrontare oltre, superfluo dirlo, all’inevitabile aggravamento delle questioni vecchie».
Se la morte non tornerà più a fare il suo mestiere, cosa succederà? Come si potranno gestire i corpi dei non vivi? Qualcuno troverà il coraggio di andare oltre il confine, dove ancora si muore?
Non sveleremo ovviamente le risposte che l’autore trova a queste domande: non vorremmo rovinare il piacere della lettura di questo romanzo straordinario, che affronta la vita, la morte e l’interruzione volontaria della vita in maniera originale e piena di humor.
Il libro in breve
Le intermittenze della morte
di José Saramago (Autore) Rita Desti (Traduttore)
Editore Feltrinelli