Due chiacchiere con Beccamorta

Il beccamorto, nel Medioevo, aveva il compito di mordere il tallone o l’alluce del defunto, per avere la conferma che il corpo non reagisse più al dolore e quindi fosse effettivamente morto e pronto per la sepoltura.

Beccamorta, invece, è il nomignolo che Maria Veronica Zinnia ha scelto per presentarsi al mondo, aprendo prima un canale su Youtube, poi su Tik-Tok e ora su Instagram.

Una giovane donna, con un passato segnato da depressione e autolesionismo, che ha scelto di perseguire una passione: portare alla luce e condividere online le storie di chi è morto da oltre cento anni e giace, abbandonato all’oblio, nel Cimitero della Certosa di Bologna.

Perché fa tutto questo? Da dove nascono i suoi interessi verso la morte e il settore funerario? Per scoprirlo, l’abbiamo contattata e intervista.

Da dove nasce il tuo interesse per il settore funerario?

Nasce nel 2019, quando ho scelto di seguire il corso della Regione Emilia Romagna per operatore funebre – necroforo. Dopodiché mi sono voluta specializzare con il corso di Tanatoestetica presso la casa funeraria Terracielo.

Che cosa ha significato per te, così giovane, avvicinarti a questo particolare settore?

Sono stata vittima di bullismo e ho sofferto di depressione sin dalla prima adolescenza e ho toccato il fondo quando mi hanno diagnosticato un disturbo borderline di personalità.

In quel momento ho avuto un crollo: ero molto sola, mi ero convinta di non valere nulla e punivo me stessa con tagli e bruciature, fino a tentare di togliermi la vita.

Dopo l’ennesimo tentativo di suicidio, sono stata ricoverata a Villa Baruzziana: è stato un momento di pausa meditativa, in cui ho iniziato ad approcciare il tema della morte in modo professionale, avvicinandomi al settore funerario.

Chi visita il Cimitero della Certosa di Bologna potrebbe incontrarti spesso. Quando e perché hai scelto di prenderti cura delle sue tombe?

Mio nonno è morto pochi mesi prima della mia nascita. Sin da piccola, mi portavano al cimitero di Medicina, in visita. Ogni volta che passavo davanti alle tombe abbandonate, sentivo il bisogno di prendermene cura e inventavo storie sulle persone sepolte.

Crescendo, ho iniziato a fare ricerche, prima sui miei antenati, poi sulle persone morte da più di cento anni che “incontravo” nelle mie passeggiate alla Certosa di Bologna.

Solo di recente ho iniziato a condividere le storie emerse dalle mie ricerche e ho scelto di pulire le rispettive tombe come gesto sia di cura, sia simbolico.

Dal mio punto di vista, infatti, rispolverare la memoria e la storia significa strappare i defunti alla morte definitiva, ovvero all’oblio, che sopraggiunge quando nessuno ti ricorda più.

Per questo apprezzo molto la cultura messicana, che dedica un giorno all’anno a celebrare i defunti, riunendosi nei cimiteri, mangiando e festeggiando tutti insieme, e rievocando chi non c’è più.

Perché hai scelto di condividere questa tua passione sui Social Network?

Ho iniziato su YouTube, per poi proseguire su Tik-Tok e su Instagram. Volevo prima di tutto condividere le storie che ero riuscita a portare a galla, dando eternità alle tombe e ai defunti dimenticati.

Inoltre, volevo ripulire la cattiva fama che accompagna chi lavora nel settore funerario, sfatando falsi miti e dicerie. E infine, volevo parlare di morte in maniera libera, senza preconcetti o etichette.

Ho letto che stai anche ri-scrivendo il tuo libro: Memorie di marmo. Di che cosa tratta?

Il libro raccoglie una selezione delle storie che sono riuscita a ricostruire: ho scelto le più particolari, cominciando da quella del mio trisavolo, che era molto basso e muscoloso e lavorava come fenomeno da baraccone nei circhi, e da quella del cugino di mio padre, che nel 1972 finì sul giornale perché scelse di morire buttandosi dalla torre degli Asinelli.

Sono storie semisconosciute ai più, di persone tutto sommato comuni, che ho avuto il piacere di scoprire e poi di condividere. L’avevo auto-pubblicato sulla piattaforma di Amazon, ora lo sto ampliando e correggendo, per poi cercare un editore che sia interessato alla pubblicazione.

Considerata la tua passione per il tema, hai già pensato a quale sarà il destino del tuo corpo dopo la morte?

Mi piacerebbe che il mio corpo venisse interrato dentro quelle capsule da cui poi nasce un albero. Solo che in Italia non è permesso, quindi sicuramente opterò per la cremazione e per la dispersione in natura delle ceneri, così da diventare nutrimento per una nuova vita.

Per approfondire

Dal canale YouTube Beccamorta potete raggiungere tutti i Social di Maria Veronica Zinnia.