Le vacanze estive sono tradizionalmente il periodo in cui riusciamo finalmente a dedicare un po’ di tempo alla lettura. Per questo motivo abbiamo deciso di consigliarvi un romanzo che certamente saprà appassionarvi, tenervi compagnia e, allo stesso tempo, vi permetterà di riflettere sul destino dell’uomo e sulla finitudine umana.
Breve trattato sulle coincidenze è il romanzo di esordio di Domenico Dara, uno scrittore cresciuto a Girifalco, un comune italiano di circa 6000 anime collocato in provincia di Catanzaro nel quale Domenico ha ambientato il suo romanzo.
Gli abitanti di Girifalco sono i protagonisti della narrazione: un romanzo corale nel quale Domenico rappresenta, con intensa partecipazione, la vita del suo paese, dove storie semplici, di tutti i giorni, si intrecciano con intrighi, tradimenti, episodi comici, vicende amorose ed eventi intensamente tragici.
Al centro di queste vicende si colloca il postino di Girifalco, un uomo schivo e dedito al suo lavoro che ha due talenti: saper imitare alla perfezione la calligrafia degli altri e la capacità di notare le coincidenze della vita.
Queste due capacità, che potrebbero apparire doti banali, forse inutili, permetteranno al postino di dare un senso alla sua esistenza, segnata in maniera profonda da tre lutti:
- la perdita del padre, che aveva abbandonato la famiglia quando il postino era solo un bambino;
- la morte della madre, deceduta nell’unico momento in cui il postino si era allontanato da Girifalco;
- la perdita dell’unica donna che lui abbia mai amato.
A nostro avviso, Domenico Dara è estremamente competente nel costruire la personalità del postino: un uomo che preferisce vivere di sogni, che interviene nelle vite degli altri perché non sa come cambiare la propria, prigioniero di sensi di colpa verso la madre e del ricordo nostalgico degli affetti perduti; un uomo che, in definitiva, non è stato in grado di rielaborare i lutti che hanno segnato la sua esistenza.
È anche un romanzo che riflette assai bene l’atteggiamento moderno nei confronti della morte. Il postino – scrive Domenico nel suo romanzo – «Si sentiva come un peso sul cuore per il tempo che passava. Temeva l’approssimarsi della morte: da qualche parte aveva letto che non bisogna temerla, perché quando c’è lei noi non ci siamo e viceversa, ma era proprio quel non esserci che lo terrorizzava, la mancanza, la scomparsa, l’assenza».
E ancora:
«Questa morte strana, inspiegabile… alcuni uomini morivano e altri campavano. “Poteva fare un’età per tutti”, era stato il commento della madre quando morì il figlio di cinque anni di Franco Signorello. “Un’età per tutti… gli uomini a ottantaquattro anni, le donne a ottantasei… ci fosse un’età per il mondo intero, la morte non sarebbe più un mistero“».
Un romanzo intenso, profondamente umano, che permette di riflettere sulla vita, sul destino, sulle coincidenze, sulla finitudine umana e sull’importanza di vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo.
«Noi passiamo, e in questo trascorrere è il nostro destino. Perché affannarsi, dolersi, rimpiangere, quando tutto ciò che ci attende è fine?»
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Per approfondire
Si consiglia il video dossier pubblicato da Il Sole24Ore Cultura: