La fedeltà di un cane non muore mai e le sei storie che abbiamo raccolto in questo articolo lo dimostrano.
Sono storie vere, accadute in varie parti del mondo: dal Giappone all’Italia passando per gli Stati Uniti e la Scozia. Sono storie di grandissima fedeltà, di amore incondizionato, di un rapporto che perdura anche dopo la morte.
Queste storie sono il simbolo che il lutto non è prerogativa degli esseri umani e che la morte non è in grado di rescindere uno dei legami più autentici: quello tra il cane e il suo padrone.
1) Hachiko – Giappone
Per dieci anni dopo la morte del suo padrone, Hachico, cane di razza Akita, continuò a recarsi alla stazione del treno ad attendere il ritorno del suo padrone, un professore universitario morto d’infarto.
Ogni giorno, per dieci anni, anche se gli avevano trovato un’altra casa, un’altra famiglia, Hachico fuggiva per andare di fronte alla stazione, in attesa di vederlo scendere dal treno.
Hachiko morì nel 1935, all’età di 13 anni, e una sua riproduzione è in mostra al Museo Nazionale di Natura e Scienze di Tokyo, mentre alla stazione di Shibuya c’è una statua in bronzo in suo onore, posizionata dove il cane attendeva il suo padrone ogni sera.
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2) Bobby – Scozia
Era il 1850 quando John Gray arrivò a Edimburgo insieme a moglie e figlio. Non riuscendo a trovare lavoro come giardiniere, si unì alle forze di polizia come guardiano notturno.
Per avere compagnia durante le lunghe sere d’inverno, John assunse un compagno d’eccezione: un piccolo Skye Terrier, il suo “cane da guardia”, che chiamò Bobby.
I due lavorarono insieme, fianco a fianco, fino al 1858 quando John morì di tubercolosi e fu sepolto a Greyfriars Kirkyard.
Ma la morte non pose fine alla fedeltà di Bobby, che si rifiutò di lasciare la tomba del suo padrone, anche nelle peggiori condizioni atmosferiche.
Il custode del cimitero tentò in molte occasioni di allontanare Bobby, ma alla fine dovette arrendersi e gli costruì un riparo, affinché potesse continuare la sua veglia.
Per quattordici anni il cane ha continuato a sorvegliare la tomba, fino alla sua morte nel 1872; e già l’anno dopo una statua in suo onore fu inaugurata di fronte al cimitero.
La lapide di Bobby recita: “Greyfriars Bobby – morto il 14 gennaio 1872 – all’età di 16 anni – che la sua lealtà e devozione siano una lezione per tutti noi”.
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3) Sully – Stati Uniti
La foto del cane dell’ex presidente George Bush, che veglia la bara triste e sconsolato, è diventata famosa in tutto il mondo.
Bush aveva ricevuto Sully come dono da parte dell’organizzazione no profit Americàs VetDogs. Il presidente soffriva di Parkinson e il cane lo assisteva, dandogli aiuto in diverse attività.
Sully ora ritornerà all’Associazione, per cominciare un nuovo lavoro con le truppe in terapie fisiche e comportamentali al Walter Reed National Military Medical Center.
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4) Stefano – Caltanissetta
Ha aspettato per tre lunghi anni che il ritorno del suo padrone, morto per un infarto all’ospedale di Mazzarino (Caltanissetta).
Era un volpino, Stefano, ed era diventato la mascotte dell’ospedale. In tanti avrebbero voluto adottarlo, ma la speranza di rivedere il suo padrone non gli faceva lasciare la sua postazione.
Gli operatori sanitari gli hanno comprato una cuccia, gli davano da mangiare e lo coccolavano. “Nei suoi occhi si vedeva l’amore che riesce a legare una persona a un cane. Un rapporto puro, che non si ferma davanti a nulla”.
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5) Nicoletta – Isola di Ischia
Dal 2009 al 2019 ha vegliato sulla tomba del suo proprietario, sepolto in un piccolo cimitero nella frazione di Panza, sull’Isola di Ischia.
Nicoletta era un meticcio e aveva eletto a sua dimora il cimitero subito dopo la morte del suo proprietario, intenerendo custodi e residenti, che le hanno dato da mangiare e ripari improvvisati per superare gli inverni.
Ora che è morta, vorrebbero sintetizzare la sua storia con una targa o una statua: “Qualcosa che renda immortale la sua fedeltà”.
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6) Billy – Salerno
Era un cane meticcio che, ogni mattina, si recava al cimitero e si accoccolava sulla sua tomba del suo padrone per qualche ora, mentre il resto della giornata lo passava girovagando per la città.
Billy era un cane vagabondo, ma non era un randagio. Non c’era un abitante di Vietri sul Mare che non cercasse di alleviare la sua pena prendendosene cura. Anche quando si è ammalato è stato accudito e curato fino alla fine.
I residenti, adesso che Billy ha raggiunto il suo padrone, hanno commissionato una targa che possa rendere immortale il suo “esempio d’amore indelebile”.
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