In questo articolo abbiamo raccolto per voi 4 modi differenti per celebrare la morte: feste, eventi, festival, concerti da Bali a Edimburgo, dalla Bolivia a Parigi…
Il primo evento che portiamo alla vostra attenzione è la festa per la cremazione a Bali, che sancisce il momento più importante, quello della reincarnazione del corpo.
Da Bali ci spostiamo a Edimburgo, dove una vedova sta organizzando un festival molto particolare per ricordare e rendere omaggio al marito defunto.
Da Edimburgo passiamo in Bolivia dove, una volta all’anno, i protagonisti della festa sono i teschi delle persone defunte.
E infine torniamo in Europa per il concerto tenuto a Parigi da Sting in occasione della cerimonia di apertura del Club Bataclan; un concerto in ricordo delle vittime di uno degli attentanti terroristici che ha profondamente segnato la capitale francese.
Sono 4 esempi molto differenti tra loro e, perlopiù, anche molto distanti dalle nostre tradizioni occidentali, eppure hanno tutti un dato in comune: la consapevolezza che la morte è parte integrante della vita e, anche a seconda di come si verifica (naturale o violenta), ha bisogno di rituali, di commemorazioni e, perché no, a volte persino di festeggiamenti.
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Bali: dove la cremazione è una festa
La cremazione rappresenta la cerimonia conclusiva della vita di ogni balinese ed è anche la più importante.
La cerimonia si svolge ogni tre anni e, nel frattempo, i corpi attendono sotto terra, semplicemente avvolti in un sudario di tela.
Un mese prima della cerimonia le ossa vengo disseppellite e pulite per essere sistemate in un’urna all’interno del sarcofago che verrà bruciato.
Tutti i membri della stessa famiglia vengono cremati insieme; insieme nella vita così come nella morte.
«Quando arrivo al villaggio di Kurti – scrive Elisabetta Borzini su www.asiablog.it – il fumo oscura le cime degli alberi, annebbia la vista, sfoca i contorni e in un attimo l’odore acre che aleggia nell’aria fa lacrimare gli occhi.
«È il giorno finale, che si ripete ogni tre anni da secoli, quello in cui finalmente le anime si reincarnano. Il giorno della cremazione.
«L’odore di erba bruciata mi accompagna attraverso una processione di venditori di zucchero filato e dolciumi, biglietti della riffa, palloncini, fino al luogo in cui il silenzio è solenne. L’unico rumore è quello del fuoco, che divora e purifica.
«E in questo rogo festoso, fatto di pire coloratissime e bambini che giocano, è difficile vedere la drammaticità della morte. Si respira aria di festa, di rinascita e chi è rimasto non può che rallegrarsi per la nuova vita dei suoi cari».
Per ulteriori dettagli, guarda il video della cremazione a Bali
Riti di cremazione a Bali di Filippo Marmo.
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Edimburgo: il festival che celebra la morte
Dal 28 ottobre al 23 dicembre 2017 la Edinburgh’s Summerhall ospiterà un evento unico e del tutto particolare: il Festival of Ian Smith, organizzato dalla vedova Angie Dight.
Inizialmente doveva essere una mostra per onorare la memoria del marito defunto, poi l’evento ha preso strade inaspettate ed è diventato un “eclettico mix” di arte, musica, performance e installazioni, il tutto con un unico filo conduttore: la morte.
Per meglio comprendere questo evento, riportiamo di seguito una piccola parte dell’intervista a Angie Dight pubblicata su deadmaidens.com.
Da quali premesse nasce il Festival di Ian Smith?
«Dopo la morte di mio marito, mi sono ritrovata a dover pianificare il suo funerale e mi sono subito resa conto che volevo qualcosa di diverso: volevo che fosse una celebrazione della sua vita.
«Era stato così male negli ultimi anni della sua vita, era diventato l’ombra di se stesso, per questo ho voluto un funerale che celebrasse Ian prima della malattia, come per riportare Ian alla sua vera essenza.
«Si pensi che alcuni amici hanno dipinto il sarcofago con un’incredibile scena esotica blu scuro, con la spiaggia, da un lato la notte, dall’altro il giorno.
«Era talmente straordinaria che appena la bara è entrata dalla porta, si sono messi tutti ad applaudire!
«Dopo la sepoltura, abbiamo celebrato una grande festa e tutto questo mi ha fatto capire quanto è importante celebrare la morte di qualcuno positivamente.
«Dal funerale è nata l’idea del Festival. All’inizio volevo semplicemente mostrare le opere di Ian, poi l’idea è piaciuta anche ad altri artisti, interpreti e performers, che hanno deciso di aderire portando la loro arte. E l’idea si è spostata dall’organizzazione di una mostra alla creazione di un evento più ampio, celebrativo della morte in generale».
Cosa spera di ottenere con il progetto?
«Spero che il progetto mostri la morte in una luce positiva, che incoraggi le persone a parlarne di più, soprattutto i giovani.
Spero che dimostri che possiamo anche ridere della morte e fare arte sulla morte. E che la morte è un rituale che può essere goduto».
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Bolivia: quando i teschi sono in festa
“In una giornata nuvolosa di novembre Juan Chipon entra nella cappella del Cementerio General La Paz in Bolivia, portando con sé il cranio del padre.”
Potrebbe sembrare l’inizio di un film horror, ma Juan sorride felice e il cranio è tutto ricoperto di corone di fiori. Alle spalle di Juan ne vengono altri, portando teschi riccamente decorati e “vestiti” a festa.
E di una festa si tratta, infatti. Una festa che a noi occidentali potrebbe apparire macabra, ma che in Bolivia è uno degli eventi popolari di maggiore importanza.
L’8 novembre in Bolovia si celebra infatti la Fiesta de las Ñatitas, un evento durante il quale si ringraziano i morti, personificati nei loro stessi crani, e si cerca di ingraziarseli per ottenere un altro anno di amicizia e di servizio.
Conservare infatti un Ñatitas in casa è considerato un grande vantaggio, dal momento che il teschio può fornire la protezione per la casa, garantire tranquillità domestica, ma anche aiutare gli studenti nella loro compiti scolastici e fornire saggi consigli…
«Nel vostro paese forse i morti muoiono veramente – spiega Xahina nell’articolo pubblicato su atlasobscura.com – ma qui la morte non è così definitiva. E non si tratta di una contraddizione perché i morti sono morti se e quanto si consente loro di esserlo. Per noi, i morti sono ancora parte vitale della nostra vita».
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Parigi: il concerto in ricordo della strage al Bataclan
«Onorare i morti e ricominciare a vivere»
Così ha esordito il cantante Sting dal palco del Club Bataclan, lo storico locale parigino teatro di uno degli attacchi dei terroristi jihadisti.
Qui morirono oltre 90 persone delle 130 vittime di quella drammatica sera.
Il cantante ha accettato di tenere un concerto il giorno della riapertura del Club, osservando un minuto di silenzio in ricordo delle vittime.