Si chiama “La morte amica” ed è il podcast ideato e condotto dalla dottoressa Monica Morganti, psicoanalista, autrice e studiosa di filosofia buddhista.
Ogni puntata è un concentrato di aneddoti personali e professionali, spunti di riflessione, strumenti e consigli utili per affrontare in maniera sana e costruttiva il pensiero della nostra e dell’altrui morte.
Inoltre, in ogni episodio del podcast, Monica Morganti offre ai suoi ascoltatori dei “kit di sopravvivenza”, consigliando libri, film e canzoni per approfondire i temi che, di volta in volta, sceglie di affrontare.
Utilissimi, infine, i “compiti a casa” che Monica assegna al termine di ogni puntata, espressamente pensati per insegnarci a dedicare del tempo a noi stessi, ritagliandoci momenti preziosi di meditazione, di riflessione e di dialogo interiore.
Intenzionati a farvi conoscere questo interessantissimo podcast, abbiamo deciso di rivolgere qualche domanda a Monica Morganti.
Da dove nasce l’idea di creare il podcast “La morte amica”?
Nel corso della mia esperienza come psicoanalista, mi sono resa conto che la morte è ancora un tabù da infrangere. Da una parte, è raro che utilizziamo i malanni che ci capitano per riflettere sulla fragilità umana: ci impegniamo invece a guarire in fretta e a tornare alla normalità, allontanando lo spettro della vecchiaia e della morte come se non ci riguardassero. Dall’altra, viviamo in una società che non è capace di pronunciare la parola morte, che viene costantemente sostituita con ogni genere di eufemismo. Dal mio punto di vista, personale e professionale, pensare alla morte e parlare di morte è del tutto naturale, così come è naturale l’incontro con la fine. Ho quindi sentito l’obbligo di aiutare le altre persone a familiarizzare con questo tema, dando consigli e strumenti utili.
In che senso la morte dovrebbe essere nostra amica?
La morte e il dolore sono esperienze che accomunano tutti gli esseri umani: non esiste una famiglia che sia immune alla perdita. Fare amicizia con la morte significa maturare la consapevolezza che ogni attimo è prezioso, unico e fuggevole, vivendo la nostra esistenza pienamente, come se ogni giorno fosse l’ultimo. È una lezione che ho imparato da mio padre quando, raccontandomi la storia della spada di Damocle, mi disse: “Tutti viviamo con una spada sopra la testa, legata solo da un esile crine di cavallo: ricordalo sempre, così ti aiuterà a vivere la vita intensamente e senza sprecarla”.
Perché ha scelto proprio il format del “podcast” per parlare del tema della morte?
Il podcast è nato grazie all’incontro con un’anima affine: il musicista Francesco Chini, che con le sue selezioni di musiche e suoni infonde armonia ad ogni puntata. E ho scelto di usare proprio il podcast perché penso sia uno strumento di comunicazione che può raggiungere più facilmente anche i giovani di entrambi i sessi e gli uomini in generale; due gruppi che difficilmente si dedicano alla lettura e che, d’altro lato, hanno generalmente meno strumenti psicologici per affrontare un tema così emotivamente impegnativo.
Quali argomenti, legati al tema della morte, intende trattare nel suo podcast?
Nel podcast “La morte amica” ho scelto di entrare nel dettaglio di come riuscire a dire addio; come trovare le parole per spiegare la morte ai figli; come imparare ad accompagnare chi sta morendo, senza dimenticare di avere cura di noi stessi; come possiamo decidere il nostro modo di morire; come diventare polvere di stelle alla fine di tutto.
Al momento sono in rete le prime quattro puntate:
- Mi presento, sono la morte amica.
- I 5 passi per la felicità
- Imparare a dirsi addio
- Esserci fino alla fine.
Ogni puntata prevedere l’avvicendamento di più voci, di chi sono?
Ci sono le voci delle persone “comuni”: alcune hanno partecipato al mio laboratorio esperienziale sul tema della morte, altre sono state intervistate dal musicista Francesco Chini, perché hanno subito un lutto recente e hanno scelto di condividere la loro esperienza con noi, altre ancora sono miei pazienti che, interessati all’idea di un podcast su questo tema, hanno voluto dare un loro contributo. Tutti hanno potuto esprimere i loro dubbi e brevi riflessioni sulla morte. C’è inoltre la voce di Francesco Chini, il musicista che mi sta accompagnando in questa nuova avventura. E ci sono, infine, le voci di persone esperte che mi aiutano ad approfondire i temi scelti per le singole puntate. Penso sia un modo per parlare della morte in modo corale, normalizzando il dialogo su questo tema e arricchendo ogni puntata grazie all’incontro di più punti di vista e riflessioni diverse.
Per approfondire
Si consiglia l’ascolto delle podcast La morte amica.