Un’impresa folle, almeno in apparenza: leggere un libro al giorno per un anno. Eppure è questo l’obiettivo che s’impone Nina Sankovitch, moglie e madre di quattro figli, autrice del libro Se per un anno una lettrice.
Il suo progetto di lettura giornaliera nasce da una necessità: concedersi attimi di pausa dai ritmi concitati della vita e ricavarsi il tempo per elaborare la morte della sorella Anne-Marie.
«Dopo tre anni – scrive Nina Sankovitch – in cui avevo portato con me la verità della morte di mia sorella, sapevo che non sarei mai riuscita a cancellare quel dolore. E non speravo nemmeno in un sollievo. Speravo di trovare risposte. Confidavo nei libri per rispondere all’insistente domanda: perché meritavo di vivere? E come avrei dovuto vivere? Il mio anno di lettura sarebbe stato la mia fuga dentro la vita».
E Nina questo fa: ogni giorno si siede sulla sua poltrona viola, vicino alla finestra che guarda verso il giardino, con una lampada a portata di mano e legge.
Si concede spazio e tempo, delega al marito e ai figli alcune delle sue incombenze, mette da parte il perfezionismo legato alla cura della casa, e legge.
Legge un libro al giorno e pagina dopo pagina, parola dopo parola, trova consigli e insegnamenti di vita, ma anche distrazione e tantissimi ricordi, che tornano a galla grazie alla magia delle parole.
«I ricordi di Anne-Marie sarebbero stati tutto quello che potevamo avere di lei. Non avevamo più un futuro da aspettare insieme a lei. Condividere il nostro tempo trascorso con Anne-Marie era un modo per tenerla stretta a noi, anche se in quel momento non me ne rendevo conto».
Un modo per tenerla stretta a noi.
È questo l’insegnamento che Nina vuole lasciarci, con il suo libro: a tenere accanto a noi le persone amate, perché non è vero che chi muore se ne va, non è vero che chi muore svanisce. Chi muore resta: nei nostri ricordi e in tutto quello che ci ha insegnato.
«Se la memoria non può cancellare il dolore o riportare indietro i morti, il ricordo ci garantisce che il passato è sempre con noi: i momenti brutti, ma anche quelli meravigliosi fatti di risate irrefrenabili, cene condivise e libri discussi.
«Ricordare chi è morto è un modo per dare dignità ai defunti e mostrare rispetto per le vite che hanno vissuto. […] La lettura mi fa capire come ricordiamo davvero, in continuazione, tutte le persone che abbiamo amato. Diventano una parte di noi, sono già parte di noi. Anne-Marie fa parte di tutto questo.»
Dalla lettura alla scrittura
Nina però non si accontenta di leggere un libro al giorno. Decide infatti di scrivere una recensione al giorno, pubblicandola sul suo blog.
La scrittura aiuta Nina a uscire dal suo guscio di dolore, a condividere con il mondo non solo i libri che sta leggendo, ma anche le riflessioni scaturite dalla lettura.
Al termine dell’anno dedicato alla lettura e alla scrittura di recensioni, inizia a scrivere la sua esperienza, mescolandola sapientemente con i ricordi, suoi, della sorella, della sua famiglia di origine e quella creata con il marito, creando un romanzo autobiografico che recupera non solo la sua memoria, ma anche quella di più generazioni.
Un ultimo addio
In chiusura di articolo, ci teniamo a segnalare un passo di grande interesse per la nostra Associazione. A un certo punto della narrazione, Nina rievoca il funerale della sorella:
«In luglio spargemmo le ceneri di Anne-Marie nell’oceano, al largo di Fire Island. Alla fine di settembre organizzammo la sua cerimonia funebre. Il funerale si tenne all’Institute of Fine Arts della New York University, nelle magnifiche sale del palazzo di Millionaires’Row sulla Quinta Strada. Amici e familiari presero la parola; poi Marvin mostrò le foto di Anne-Marie mentre un trio composto da violoncello, piano e violino suonava Beethoven. Parlarono altri amici e Marvin mise fine alla cerimonia condividendo i suoi ricordi di una vita trascorsa insieme ad Anne-Marie».
Ci teniamo a farvi notare lo stacco culturale tra l’America e l’Italia.
Nel nostro Paese, la cerimonia funebre è quasi universalmente associata a un rito religioso, in chiesa e in presenza di un officiante e del defunto, chiuso dentro la bara.
Si inizia – molto lentamente – a parlare di funerali laici, ma comunque li si concepisce nelle camere mortuarie o nei cimiteri, e sicuramente in presenza della bara.
Nina invece descrive un rito funebre laico all’interno di un’università, senza simboli religiosi e soprattutto senza il corpo del defunto!
Un rituale che diventa una celebrazione della vita del defunto: un momento coinvolgente e pieno di stupefacente bellezza.
Come scrive l’autrice: «Le cose belle. Sta a noi riconoscerle e tenerci stretti i momenti di bellezza che ci aiutano a sopravvivere, persino a migliorare. E quando riusciamo a condividere la bellezza, torna la speranza».
Focus su: il libro
Se per un anno una lettrice
di Nina Sankovitch
edito da Rizzoli, 2012
www.rizzolilibri.it/libri/se-per-un-anno-una-lettrice/