Oggigiorno, le produzioni cinematografiche e televisive lasciano ampio spazio al tema della morte, talvolta con grande sensibilità e profondità d’indagine, esplorando anche un’aspetto spesso trascurato: l’elaborazione del lutto.
Quando un personaggio muore, infatti, nei film e nelle serie TV si dedica in genere poco spazio alle conseguenze della perdita: la rabbia, la tristezza e il dolore vengono compresse nell’arco di qualche immagine, o di qualche puntata.
Magari si rappresenta il funerale, il giorno dopo il funerale e poi si va avanti con la storia, quasi che il tempo per il ricordo debba restare relegato a pochi momenti della vita.
Fanno eccezione due serie televisive recenti, che si distinguono per la profondità con cui esplorano e approfondiscono il tema dell’elaborazione del lutto: Rocco Schiavone e Northern Rescue.
Il lutto di Rocco Schiavone
Basato su una serie di romanzi polizieschi scritti da Antonio Manzini, la serie televisiva RAI – Rocco Schiavone – racconta le vicende di un vicequestore che, da Roma, viene mandato ad Aosta.
Il lato originale di questa serie è che Rocco vede e parla continuamente con la moglie defunta, morta nel corso di una sparatoria. Rocco si sente in colpa per la morte della compagna, che ha amato profondamente, e non vuole perdere il rapporto con lei, continuando quindi a parlare.
Crimine dopo crimine, la serie TV esplora il rapporto tra i due personaggi, il dolore dell’uomo che ha perso l’amore della sua vita, l’incapacità di “andare avanti” e, piano piano, passo dopo passo, la lenta accettazione di una “vita senza di lei”.
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Il lutto della famiglia West
La trama della serie canadese Northern Rescue (in Italia è visibile su Netflix) è, tutto sommato, abbastanza “banale”: Charlie Anders, moglie e madre di tre figli, muore e la famiglia è costretta a trasferirsi dalla città a un piccolo paese in riva a un lago.
Quello che qui ci preme mettere in evidenza è il modo in cui questa fiction mette in scena tutte le fasi del lutto, esplorando i diversi modi con cui i vari componenti della famiglia reagiscono al dolore.
«Da questa esperienza – scrive sul suo diario la figlia più grande – ho imparato che tutti metabolizziamo il dolore in modo diverso: alcuni vivono nel comfort della negazione, altri lo prendono a pugni, ma tutti puntano alla stessa cosa: ritrovare un “senso di normalità”».
Tutta la serie, composta al momento da dieci episodi, racconta quindi nel dettaglio il processo dell’elaborazione del lutto, mettendolo al centro della storia, mostrando non tanto come superare la perdita, quanto piuttosto come viverla.