Non negare il dolore, ma accoglierlo, rivolgergli la nostra piena attenzione, imparando che è un’emozione che non dura per sempre. Questo e molto altro si può imparare dalla Mindfulness.
Intervista di Alice Spiga, direttrice di SO.CREM Bologna a Paola Benzi, istruttrice certificata di Mindfulness psicosomatica.
Il primo dicembre 2016, attratta dal desiderio di fare una nuova esperienza, mi sono recata a un “Incontro per conoscere e sperimentare la Mindfulness”, tecnica della quale non sapevo assolutamente nulla.
Tutto quello di cui ero a conoscenza era contenuto nelle poche righe di presentazione dell’evento che raccontavano la Mindfulness come “una tecnica che, validata da oltre 3000 studi scientifici internazionali, si è dimostrata efficace in moltissimi ambiti:
- riduzione di ansia, insonnia, stress, irritabilità e disturbi alimentari;
- miglioramento delle le relazioni, dell’autostima;
- riequilibrio del sistema immunitario;
- aumento delle capacità di concentrazione e apprendimento, ecc”.
Alla fine dell’incontro mi sono ritrovata pressoché “stregata” dalla Mindfulness e dalle sue infinite possibilità di applicazione, tanto da chiedere maggiori informazioni sui corsi e a chiacchierare amabilmente con Paola Benzi, istruttrice certificata di Mindfulness psicosomatica nella nostra città: Bologna.
Paola è stata così gentile da concedermi anche un po’ del suo tempo per una breve intervista, per entrare nello specifico di come la Mindfulness possa aiutare chi sta soffrendo per la perdita di una persona cara, agevolando il complesso processo di elaborazione del lutto.
Prima di tutto, che cos’è la Mindfulness?
«Mindfulness è una parola inglese che vuol dire consapevolezza, ma in senso particolare: significa prestare attenzione, con intenzione, al momento presente in modo non giudicante.
«Nella Mindfulness non si cerca di “essere positivi” o “buoni”, non è una tecnica di rilassamento o di pura meditazione, non si cerca di allontanare i pensieri o di controllare la mente, tutt’altro!
«La Mindfulness genera infatti un’attitudine a NON controllare, insegna ad osservare e accettare il respiro, il corpo, i pensieri e le emozioni così come sono, piacevoli o spiacevoli, senza cercare di modificarli.
In definitiva: si impara ad accettare senza giudizi la realtà del nostro vissuto, acquisendo una “capacità progressiva – cito dal sito dell’Associazione Italiana per la Mindfulness – di maggiore presenza al qui e ora, che ci apre a esperienze inaspettate, alla ricchezza del momento presente, alla pienezza del vivere.
Dall’altro, la pienezza dell’esperienza comprende necessariamente anche il suo lato negativo: il disagio, la sofferenza, il dolore. E qui si gioca uno degli aspetti più interessanti di questo approccio che ci chiede e ci insegna a non respingere e a non negare questa dimensione, ma a farne motivo di crescita e di creatività”».
Non negare il dolore, ma accoglierlo, osservarlo, rivolgergli la nostra piena attenzione, imparando a considerarlo per quello che esso è: un’emozione fra tutte le altre che proviamo. Un’emozione che non dura per sempre. Questo si impara frequentando un percorso di Mindfulness?
«Sì, si impara anche questo, ed è anche il primo beneficio che una persona che sta vivendo il dolore derivato da un lutto può ottenere frequentando un percorso di Mindfulness perché si scopre che si riesce a stare con il dolore.
«La Mindfulness aiuta ad osservare i pensieri e le emozioni che proviamo, sia positivi sia negativi, senza giudizio e senza opporsi. Si impara quindi anche ad accogliere il dolore, senza opporsi ad esso, senza lottare contro di esso: in questa mossa a prima vita strana, contro-intuitiva, forse assurda di entrare in relazione con il disagio e la sofferenza troviamo la possibilità sorprendente di fare spazio, di lasciarci essere, e quindi di essere meno condizionati, meno oppressi, riducendo i giudizi e le paure che sottostanno al controllo e all’inibizione».
Quali altri benefici può citarci? Sempre pensando a chi sta vivendo un lutto?
«Sicuramente un altro beneficio importante è quello che, nelle tecniche di meditazione, viene chiamata “L’intuizione dell’impermanenza”. Stando in silenzio con se stessi e imparando a osservare le proprie emozioni, ci si rende conto che le emozioni non durano per sempre e che noi non siamo solo dolore e sofferenza, ma anche felicità, rabbia, amore, impazienza, disgusto… in un mix di emozioni che cambiano e fluiscono di continuo.
«Si impara, in definitiva, ad andare oltre l’idea che abbiamo di noi stessi: in certi momenti, come ad esempio durante un lutto, ci cristallizziamo e arriviamo a credere di essere solo dolore e sofferenza, ma non è vero; dentro di noi c’è molto altro.
«E qui arriviamo al terzo beneficio: la stabilità emotiva. Più lasciamo andare le emozioni che proviamo, senza giudicarle e senza bloccarle, e meno ci arrabbiamo, meno ci stressiamo e più viviamo in modo sereno ed equilibrato».
Durante gli incontri di Mindfulness, le persone vengono anche invitate a condividere quello che hanno sentito e provato, è vero?
«Sì, assolutamente. In particolare, durante il Circle Time le persone vengono invitate a condividere quello che hanno provato nel corso della sessione di Mindfulness e ad ascoltare quello che hanno provato gli altri. Condividere quello che abbiamo provato, e confrontarsi con quello che hanno provato agli altri, aiuta a normalizzare le emozioni e, allo stesso tempo, crea empatia, portando a un alleggerimento».
Nella sua carriera ha potuto sperimentare la Mindfulness con persone che soffrivano per un lutto?
«No, non apertamente. È capitato che durante gli incontri qualcuno piangesse o si sentisse triste per la perdita di qualcuno, ma non si erano iscritte al corso specificamente per rielaborare quella perdita.
«Allo stesso tempo però ritengo che, per chi sta vivendo il dolore del lutto, può essere di grande aiuto imparare a vivere il presente. La Mindfulness insegna ad essere concentrati sul qui e ora, allontanandosi dal rimugino sulle cose passate e dall’ansia di quello che ci aspetta nel futuro.
«Essere concentrati sul presente significa anche trovare un centro: un luogo dentro di noi dove ritornare sempre e dove sentirci a casa.
«In definitiva, questa specifica pratica aiuta a vivere in modo più sereno, più leggero, diventando più flessibili e indulgenti verso noi stessi e più empatici nei confronti degli altri (si pensi che studi recenti hanno dimostrato che la Mindfulness rafforza l’insula, ovvero la parte del cervello legata all’empatia).
Paola Benzi
Counsellor, naturopata, riflessologa, floriterapeuta, conduce gruppi di meditazione e crescita personale. Istruttrice certificata di Mindfulness psicosomatica, è referente del Progetto Gaia, un “Programma di educazione alla consapevolezza globale di sé e degli altri, per la tutela dell’infanzia e dell’adolescenza, con particolare attenzione ai giovani disagiati e a rischio”.
Il corso di Mindfulness Psicosomatica
Il corso tenuto da Paola Benzi è composto da 8 incontri teorico-esperienziali, a cadenza settimanale. Il protocollo Mindfulness Psicosomatica, che è il protocollo di riferimento del suo corso, è stato ideato da un’equipe di docenti, professori universitari, educatori, psicologi e medici, a partire dalle millenarie pratiche di meditazione orientali. È stato approvato dal Ministero del Lavoro e dall’UNESCO come strumento idoneo ad affrontare le sfide del nostro tempo.
Il corso si tiene presso:
Studio Olistico Il Fiore d’Oro
Via Gaudenzi 13, Bologna
mindfulness.psicosomatica@gmail.com
Sconti e agevolazioni
I soci SO.CREM Bologna, in virtù di una convenzione pattuita con la dott.ssa Paola Benzi, potranno iscriversi al corso usufruendo di uno sconto del 1o%.