Le prime scintille di fuoco, simbolo di purificazione e rigenerazione, verranno accese allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre. A bruciare, in Piazza Maggiore, sarà il vecchio anno, per fare posto al nuovo.
Come ogni anno, infatti, a Bologna si rinnova la tradizione del Rogo del Vecchione, un fantoccio che viene bruciato con un preciso obiettivo: disfarsi del vecchio anno per fare posto al nuovo, nella speranza che sia sempre migliore.
La tradizione di bruciare il Vecchione si riallaccia a uno dei simboli più importanti del fuoco: quello del fuoco come purificazione e rigenerazione.
Il fuoco rappresenta infatti la purificazione nella sua forma più spirituale, perché avviene tramite la luce, da sempre sinonimo di Verità.
Il fuoco come elemento che distrugge e purifica è anche alla radice di una delle motivazioni per cui tante persone nel mondo scelgono la cremazione: sono attratte dall’idea di ridurre il corpo in cenere, di riportarlo agli elementi “base”, di liberarsi dal fardello del corpo, ormai inutile.
«Nell’Ottocento – si legge nel sito del Comune di Bologna – , il vecchione veniva bruciato nel periodo di Carnevale, mentre la tradizione del rogo allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre risale al 1922/1923 quando viene bruciato, per la prima volta in Piazza Maggiore, un Vecchione che rappresenta l’anno appena trascorso.
«Il fantoccio, che in origine aveva le sembianze di un vecchio, veniva realizzato in paglia e stracci da artigiani del territorio; negli anni bisestili veniva realizzata una vecchia».
Al giorno d’oggi il Vecchione ha un’altezza che deve superare i 12 m e viene realizzato con materiali non inquinanti (legno, carta, cartone, stoffe naturali come cotone e yuta) su progetto di un’artista locale ogni anno diverso.