Tre modi diversi, e originali, per mettere in scena il momento dell’estremo saluto: il funerale. Dai funerali solitari e commuoventi di Still Life a quelli che rappresentano l’unico luogo in cui sentirsi appagati e soddisfatti (Harold e Maude), fino al funerale-festa di famiglia – nel quale tutto andrà come non doveva andare – di Funeral Party.
Domani sera, in Piazza Maggiore a Bologna, alle ore 21:45 verrà proiettato Still Life, un film assolutamente da non perdere.
Alla proiezione sarà presente anche Uberto Pasolini, il regista italiano che si è occupato della sceneggiatura, della produzione e della regia di questo film.
Ambientato in Gran Bretagna, Still Life ha come protagonista John May, un solitario funzionario comunale il cui lavoro consiste nel cercare di rintracciare i parenti delle persone morte in totale solitudine.
Un lavoro che potrebbe apparire noioso e poco stimolante, ma non per John May che compie ricerche accurate e appassionate sui defunti, scrive per loro orazioni funebri, sceglie le musiche appropriate e, quando proprio non riesce a trovare parenti disposti a partecipare, si presenta in prima persona ai loro funerali, affinché la funzione funebre non sia del tutto deserta.
E tutto questo sotto gli occhi colmi di disprezzo e riprovazione del suo capo che, poco prima di licenziarlo, sentenzia: «Il funerale si fa per i vivi, i morti se ne fregano».
«Rimasi colpito – racconta il regista – dal pensiero di tante tombe solitarie e di tante funzioni funebri deserte. È un’immagine molto forte. Mi sono messo a riflettere sulla solitudine e sulla morte e sul significato dell’appartenenza a una comunità e di come la consuetudine del buon vicinato sia ormai scomparsa per molti di noi. Come è possibile che tante persone siano dimenticate e muoiano sole? La qualità della nostra società si giudica dal valore che assegna ai suoi membri più deboli e chi è più debole di un morto?»
Un film profondo e toccante, che diventa un affascinante e splendido studio sulla mortalità, sulla solitudine e sulla importanza di condividere la propria vita.
Un funerale per diventare amici
Il tema del funerale (e della morte) si ritrova anche in Harold e Maude, film americano degli anni 70 tra più originali mai girati.
Il protagonista del film è un ragazzo di 17 anni che ha due passioni: mettere in scena finti suicidi, nel vano tentativo di shoccare la madre – insensibile e impossibile da suggestionare – e partecipare ai funerali.
Proprio nel corso di un funerale, Harolf incontrerà Maude, arzilla ultrasettantenne che diventerà anche l’unica in grado di suscitare l’interesse di questo ragazzo solitario, l’unica capace di fargli accettare l’idea di stare al mondo.
«A un sacco di gente piace essere morta – dice saggiamente Maude ad Harold in una scena del film – però non è morta veramente, è solo che… si tira indietro dalla vita. E invece bisogna cercare, correre i rischi, soffrire anche magari, ma giocare la partita con decisione!»
Un film dove amicizia e morte si intrecciano e si fondono, intervallati con gli esilaranti appuntamenti organizzati dalla madre per il figlio, incapace di comprendere l’unicità di Harold e decisa a farlo diventare “normale”.
«Dimmi Harold, che cosa fai per divertirti, quale attività ti dà un senso di godimento diverso dalle altre… e che cosa ti soddisfa veramente, cos’è che ti dà una particolare… sollecitazione?» Chiede lo spicologo ad Harold in un’altra scena del film. «Andare ai funerali», sarà la sua risposta.
Quando il funerale diventa party
Con il terzo funerale cambiamo genere, immergendoci in una commedia frutto della collaborazione tra Regno Unito, Stati Uniti e Germania.
Funeral Party è integralmente ambientato in un unico giorno, quello in cui si celebra il funerale del padre di famiglia, che ha lasciato soli la moglie e i due figli: un aspirante scrittore felicemente(?) sposato e uno scrittore affermato, single, che vive a New York.
Il film si svolge in una grande casa immersa nella campagna inglese; una location che, per la nostra cultura italiana, appare più adatta a una festa matrimoniale che a commemorare un lutto.
Il funerale, secondo i canoni anglo-americani del funeral party, assume infatti i contorni di una grande festa di famiglia, un’occasione per rivedersi, per conoscere nuovi fidanzati, compagni e amanti, e per scambiarsi aneddoti e aggiornamenti sull’andamento delle proprie esistente.
Nel corso del film tutto quello che potrebbe andare storto si verificherà – vedremo un nano legato e imbavagliato a una sedia, la cassa del morto che si muove e cade addosso al celebrante, un uomo nudo sul tetto sotto l’effetto di un potente allucinogeno (che lui credeva Valium) – tanto che ai partecipanti verrà negata la possibilità di riflettere sul caro estinto, sulla morte e sulla caducità della vita, in un crescendo di gag che faranno amaramente sorridere.