LA CORTE DI CASSAZIONE ha riconosciuto a Socrem Varese il diritto di far rispettare la volontà crematoria di un associato che, per volere dei familiari, era stato inumato.
Il caso risale al 1996, quando al decesso di un socio regolarmente iscritto la cremazione fu impedita dalla moglie e dalla figlia. Il Comune autorizzò il seppellimento e la Società di Cremazione decise, in qualità di esecutrice testamentaria, di avviare un procedimento presso il Tribunale di Varese contro i familiari.
Il tribunale diede ragione all’associazione, riconoscendole il diritto di procedere a spese dei familiari. Contro questa sentenza ci fu il ricorso in appello a Milano, e anche in questo caso fu confermato il giudizio di primo grado. Si arrivò infine in Cassazione, che nel 2006 – a dieci anni dalla morte del socio – confermò il giudizio di secondo grado.
Socrem Varese si è poi battuta sul fronte del risarcimento delle spese sostenute per l’esecuzione del suo mandato. Dopo il ricorso al Tribunale di Varese, si è ottenuto il riconoscimento al rimborso di una modesta parte di quanto speso, ovvero la sola cremazione dei resti mortali.
Giunti al terzo grado di giudizio, la Cassazione (con sentenza dello scorso marzo) ha dato ragione alla Socrem, riconoscendole il rimborso integrale delle spese affrontate.