LA CREMAZIONE nel nostro Paese continua a crescere senza sostanziali inversioni di tendenza. Secondo le stime diffuse da Sefit Federutility, nel 2013 le salme cremate in Italia sono cresciute dell’8,7% rispetto al 2012, pari a un aumento di 8.868 unità. Le ragioni di questo trend vanno ricercate non solo in un cambiamento socio-culturale, che innegabilmente c’è, ma anche nel crescente numero di impianti crematori presenti sul territorio e nell’impatto della crisi economica. Inutile negare che molte persone scelgono la cremazione perché più conveniente rispetto all’inumazione e alla tumulazione.
Nel 2013 è aumentata anche l’incidenza della cremazione sul totale dei decessi (600.744), salita al 18,43%. In termini assoluti il Nord si conferma come l’area in cui la pratica crematoria è più diffusa: rispetto al dato nazionale, la Lombardia rappresenta il 24,5%, il Piemonte il 14,8% e l’Emilia-Romagna il 12,5%. A sorpresa, però, fra le regioni che hanno conosciuto la maggiore crescita percentuale nel 2013 rispetto al 2012 ci sono, oltre al Friuli Venezia Giulia (+23,2%), la Sicilia (+256%) e la Sardegna (+25,6%).
Le regioni che, rispetto al 2012, hanno registrato una crescita numerica più forte sono state Piemonte (+ 2.406), Emilia-Romagna (+1.636) e Lombardia (+976).
Roma, Milano e Genova si riconfermano le città con il maggior numero di cremazioni effettuate (rispettivamente 9.376, 8.437 e 5.844). Seguono Livorno (4.770), Mantova (4.417) e Torino (3.770).